Non
Achille è stato il mio eroe.
Ho sempre apprezzato
l'umano
Ettore, preferendolo all'iracondo
semidio Pelide.
Ettore
Di
Ettore, o Diva, fammi cantare;
del
suo eroismo aiutami a narrare.
Con
che coraggio affrontò la sorte!
Come
Achille gli inflisse la morte!
C'era rancore
nel cuor del Pelide,
per
dissapori avuti col re Atride.
Il fato
arrideva in campo troiano,
offeso, Achille
non muoveva mano.
Ettore
ardito faceva fuoco e faville,
quand'ecco spuntar
le armi d'Achille;
senza
esitare, l'eroe affrontò il rivale,
convinto
che fosse allo scontro fatale.
Del suo
nemico presto ebbe ragione,
però
grande, poi, fu la sua delusione:
non il
Pelide, Ettore aveva annientato,
ma l'amico
Patroclo, così camuffato.
Pieno di ira,
Achille grida vendetta:
sfidare il
troiano presto si affretta.
A Ilio, sotto
la grande fortificazione,
si volgerà
la sfida all'ultima tenzone.
Un bacio ad
Andromaca e al piccino,
poi Ettore
va incontro al suo destino.
Il vero
Pelide c'è ora sotto l'armatura;
a uno dei due
toccherà morte sicura.
"Il Priamide che il dardo scaglierà,
il
figlio di Teti, finalmente, ucciderà".
Non Ettore
avrà, però, questa occasione,
sarà,
poi, Paride a colpirlo nel tallone.
Per lui è
in serbo una morte atroce:
ucciso e dilaniato
dal "Piè veloce".
Un semidio
contrasterà il domatore,
fino a quando
il suo corpo avrà vigore.
Atropo
porrà fine al combattimento,
tagliandogli
il filo, poi, in un momento.
Per dodici
giorni ci sarà un gran lutto;
piangerà
Ilio: casa reale e popolo tutto.
(Pino Bullara)
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