Rosa
«Vidi la luce
il primo giorno di Primavera,
al quinto
anno di quella maledetta era.(1)
Rosa
rossa sbocciata tra spine e arsura,
tuttavia,
crebbi forte e ancora più sicura.
A quindici
anni finì la mia giovinezza:
un compagno
imposto, dolore e amarezza.
Altra vita,
altri luoghi sognava il cuore,
ma, intorno a me,
solo miseria e squallore .
Lasciai la
mia terra per una più fortunata,
portando
nel cuore, sempre, la mia Licata.
Le sofferenze e i
dolori della mia terra cantai,
dei
fanciulli sfruttati in miniera raccontai.
Il venti
settembre del millenovecentonovanta,
a Palermo,
rifiutando preti e acqua santa,
volai nel
vento, portando la mia bandiera rossa;
a Trespiano
riposano, in pace, le mie ossa.
Ma il mio
spirito aleggia sulla mia Licata:
amara terra
ingrata... ma tanto amata.
E quando
sulle onde del mare soffia il vento,
si sente
cantare la mia voce... il mio lamento.»
(1) 21 Marzo dell'era
fascista, cioè, del 1927
(Pino Bullara)
A_Rosa