La leggenda degli uomini immortali.
Gli uomini, stanchi di assistere
impotenti che il filo delle loro vite venisse reciso da Atropo, la terza Moira(1),
pregarono Eracle di liberarli dalla schiavitù della morte.
Eracle, memore di essere stato un uomo,
esaudì la loro preghiera: catturò la sorellastra Atropo e la
rinchiude nel Tartaro, il sottosuolo dove già si trovavano i Titani che
si erano ribellati al padre
Zeus.
Gli uomini, divenuti, finalmente,
immortali, esultavano per la gioia. La morte era stata sconfitta: nessun uomo,
ormai, si recava più nel regno di Ade.
Il loro numero, però, cominciò
ad aumentare a dismisura; in più, malattie, sofferenze e dolori, facendo sempre parte della
natura umana, tormentavano l'umanità eternamente.
Così, a lungo andare, le risorse vennero meno, il numero dei
vecchi aumentò vertiginosamente, e invano le persone debilitate e
sofferenti, come fu a sua volta per il centauro Chirone (2), invocavano la morte.
Ben presto il mondo divenne un
luogo di eterna sofferenza.
Zeus, allora, spinto da pietà,
invitò il figlio Eracle a liberare Atropo. Liberata che fu la Moira, ogni cosa, finalmente, ritornò a suo posto.
(1) Le Moire (Cloto, Lachesi
e Atropo) rappresentavano il ciclo della vita, esse erano figlie di Zeus e
della Titanide Temi.
(2) Il centauro Chirone fu colpito,
erroneamente, da una freccia, avvelenata col sangue dell'Idra, da Eracle. Il
centauro soffriva terribilmente; essendo, però, di natura immortale, era
eternamente, costretto alla sofferenza. Fu liberato da questo supplizio da Prometeo:
scambiando le loro nature. Così Prometeo diventò immortale e
Chirone trovò la pace con la morte.
(Pino
Bullara)
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