Filastrocca dell’omofonia.
Filastrocca di omofone parole,
che la fonetica uguali vuole.
Stesse parole in apparenza,
ma con significativa differenza.
Bisogna amare e non odiare;
la cicoria ha le foglie amare.
Gli alisei sono venti
tropicali;
venti centesimi sono decimali.
Chi è poltrona è una pigrona;
la sedia grande è la poltrona.
una veste liturgica è la cotta;
e la carne va mangiata cotta.
Donne iraniane sono persiane;
alla finestra ci son le persiane.
Le persiane sono delle imposte;
ma le tasse sono altre imposte.
I tassi sono pacifici
animali;
certi tassi, però, sono illegali.
Il capitale si basa sul
contante;
la capitale
è una città importante.
Nella botte ci va messo il vino,
chi fa a botte è un vero cretino.
Il boa è un serpente
strisciante;
la boa del mare è un galleggiante.
Il lama è un simpatico
animale;
chi si taglia con la lama si fa male.
Un miglio è una misura di
lunghezza;
il miglio
è una pianta, con certezza.
La radio è una rice-trasmittente;
il radio, invece, è assai differente:
è l’osso che all’ulna sta vicino,
o il metallo
radioattivo alcalino.
Un buon libro va sempre letto,
e lo si può leggere anche a letto.
La decima parte del chilo
è l’etto.
Giusto! Però chi lo ha detto?
La pesca miracolosa è
ricordata;
la pesca può essere sciroppata.
Il salame a un gancio va appeso,
e i salumi si vendono a peso.
I dentici sono pesci di mare;
i gemelli sono identici, pare.
Un castello distrutto
è un ammasso;
un pezzo di strutto è tutto grasso.
Le parole omofone sono tante,
impossibile citarle tutte quante.
Io ho messo quelle che
ricordavo,
cercane altre tu… su,
da bravo!
(Pino Bullara)