Un cespuglio d'asparago selvatico («'a
sparacogna»), attaccato al muro d'una casa, a poco più
d'altezza d'uomo, serviva per fare da volta alla grotta della mangiatoia; qua e
là dall'alto di questa grotta, pendevano,
a mo' di palle di Natale, arance e mandarini. Nel cavo del cespuglio, poi, era
sufficiente collocare le statuette di Giuseppe e di Maria... e «'a
nuvena» era pronta.
Per una trasformazione semantica
del termine «novena», « 'a nuvena"» stava ad
indicare, non tanto il periodo d'avvento, ma questo semplice presepe che ogni
«vaneddra e curtigliu» (strada e cortile) in maniera del tutto
spontanea ed artigianale si costruiva.
Sotto «'a nuvena»
c'era un pullular di gente: tutte le persone «da vaneddra» vi si
riunivano per intonare canti natalizi. «'I sampugnara» e «'i
ciaramiddrara» passavano con i loro strumenti musicali, da quartiere in
quartiere, sostando sotto ogni «nuvena» che trovavano, e al suono
di zampogne e ciaramelle si tessevano le lodi al Signore.
Poi in compagnia di questi
suonatori, si visitavano le «novene» dei vari quartieri.
Nell'era tecnologica, tutto
ciò sembra essere cambiato, ma per chi ama le tradizioni e rimane fedele
allo Spirito natalizio... non è cambiato niente!
Grazie a questa bella iniziativa
del "girotondo di Natale": come al tempo della mia infanzia, si
continua a fare e visitare le "novene" di Natale.
(Pino)