Il
geco e il pipistrello
«Me
lo dicono tutti che non sono attraente.
Mi chiamano
geco, ma anche diversamente:
son detto
tignoso e poi tarantola o scorpione,
confondendomi
con animali col pungiglione.
Di giorno,
me ne sto nella tana tutto soletto,
poi di notte,
vado a caccia di qualche insetto.
Mi
arrampico sui muri con piedi e mani,
per
acchiappare zanzare, moscerini e tafani.
L'uomo,
però, non è per niente riconoscente,
e invece mi
tratta come se fossi un serpente;
Le donne
che mi vedono gridano a gran voce.
Che mala
sorte che porto! Che mala croce!»
«Questi
sono i fatti! E' così che va la vita!
Gli disse
un pipistrello dalle lunghe dita.
L'uomo
possiede tanti e tanti sentimenti,
ma di
pregiudizi sono i suoi ragionamenti.
La
farfalla per i suoi colori si fa
invidiare
e l'uomo
è contento quando la vede volare;
ma quando
essa nasce è un verme bavoso
e a l'uomo
fa ribrezzo come te, "tignoso".
La gente
che si mostra bella e ben truccata,
pure
s'è cattiva, per buona veni scambiata.
Mentre chi
appare bruttino e mal conciato
anche
s'è buono, per cattivo viene pigliato.
L'uomo
giudica sempre a prima impressione,
e poi
è difficile che ti cambia la sua opinione.
Chi nasce
brutto come noi due, caro amico,
non ha
fortuna in questo mondo, io ti dico.»
(Pino
Bullara)