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Eracle

 

«Ben dodici fatiche dovetti affrontare,

dodici fatiche per non dover ricordare.

La dea Hera sempre mi perseguitava,

l'infedeltà del marito non perdonava.

 

Zeus, sotto le spoglie di Anfitrione,

ebbe con mia madre una relazione.

Fermò il tempo per tre notti, perfino,

per stare con Alcmena più vicino.

 

Hermes, come Zeus aveva disposto,

al seno d'Hera mi accostò, di nascosto,

così, avendo poppato il latte immortale,

io divenni immune da ogni suo male.

 

Ero bello, forte, onesto e coraggioso,

sempre in lotta, ma non ero litigioso.

Attorno a me, pericoli e inconvenienti,

ero in culla quando uccisi due serpenti.

 

Due dee mi indicarono il mio cammino:

quello del piacere era comodo e vicino,

quello del dovere, scomodo ed in salita:

scelsi la via del dovere per la mia vita.

 

Vivere con  Megara era rose e gigli,

dal suo matrimonio ho avuto otto figli.

Hera infuse, in me, il male della pazzia

ed io dei miei cari ne faci una razzia.

 

Mi recai dall'Oracolo di Delfi, disperato;

per riavere la pace, mi venne ordinato

di andare dal re Euristeo che m'impose

di compiere le mitiche fatiche famose.

 

Alcide, finora, il mio vero nome era,

divenni Eracle, cioè "gloria di Hera",

così come il dio Apollo aveva stabilito,

io mi attenni a ciò che venne impartito.

 

Affrontai mostri, divinità e mortali,

mi recai in luoghi infidi e inospitali.

Alla fine si calmò l'animo, sparì l'ira,

ritrovai l'amore e sposai  Deianira

 

Un giorno ricevetti dalla mia amata

una tunica che era stata avvelenata,

certa di fare un sortilegio d'amore,

ma io fui colpito a morte con dolore.

 

Sul rogo funerario aspettavo la mia ora,

Zeus, invece, mi portò nella sua dimora.

Nell'Olimpo mi rappacificai con Hera,

in fine presi in sposa Ebe la coppiera.

 

Ora tra gli uomini come dio son venerato,

e un grande tempio mi è stato consacrato

ad Akragas, nella splendida valle in fiore,

accanto a quello del mio grande genitore.» 

(Pino Bullara)

 

 

 


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