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Tiresia

«Fui uomo, donna, poi uomo nuovamente;

vedente, non vedente e poi chiaroveggente.

Tiresia fu il nome mio. Tebe: la città natale.

Mia figlia Manto come vate a me era uguale.

 

Un dì, sul monte Citerone vidi due serpenti,

che incuranti di tutto a coccolarsi erano intenti.

Sconvolto, io uccisi la femmina del serpente,

per incanto divenni femmina immediatamente.

 

Dopo sette anni, tornato sul monte Citerone,

ripetei col maschio la medesima operazione.

All’improvviso tornai maschio nuovamente,

ma la mia disavventura continuò ugualmente.

 

Zeus e Hera avevano pensieri contrastanti:

se era il maschio o femmina, tra gli amanti,

che traeva più piacere. Arbitro fui designato

dai due, data la mia doppia natura del passato.

 

“Dieci piaceri l’amore complessivamente;

nove ne ha la donna, l’uomo uno solamente.”

Adirata Hera mi tolse la vista; Zeus invece,

del vaticinio e di sette vite il dono mi fece.

 

Predire il futuro per me era un tormento,

per questo decisi di vivere nell’isolamento.

Ma neanche da morto in pace fui lasciato,

fino nell’Ade da Odisseo fui interpellato.

 

Per Laio e Edipo conoscere la vita futura

fu la causa stessa della loro disavventura.

Che vale sapere il futuro, in conclusione,

se non puoi mutarne la sua attuazione?!

 

Sette volte nel regno di Ade sono andato;

sette e altre ancora una volta sono rinato.

Dopo più di duemila anni, ultimamente,

nelle città d’Empedocle nacqui nuovamente.

 

Poeta, scrittore sceneggiatore son diventato,

amato da critici e lettori e da tutti stimato.

Ora scordatevi chi ero stato e la mia nomea,

non son più Tiresia... chiamatemi Andrea.»

(Pino Bullara)

 

Mitologia


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