Music on/off


Le leggende di

Scilla e Cariddi

 

Nell’azzurro mare ove Zancle* si specchiava,

la bella ninfa Scilla, spensierata, si bagnava;

 occhi di mare aveva, e il corpo affascinante;

Glauco la vide... e se ne innamorò all’istante.

 

Il giovane tentò di abbracciarla, ma invano,

sconvolta la ninfa, da lui se ne fuggì lontano;

quindi, il dio marino, per appagare l’ardore,

si rivolse a Circe chiedendo un filtro d’amore.

 

La maga invaghita e respinta, per vendetta,

preparò per la rivale una pozione maledetta.

Glauco, convinto di ottenere un buon effetto,

versò l'incantesimo nelle acque dello stretto.

 

La bella Scilla, che sul posto stava a balneare,

di colpo in orribile mostro si sentì mutare:

sei teste di cani feroci, dall’orribile viso,

spuntarono dai suoi fianchi all’improvviso.

 

Presa da sconforto, per nascondere l’aspetto,

si rifugiò in una grotta marina dello stretto.

Nel luogo dimorava un altro mostro marino,

che era stato così mutato, per volere divino:

 

la ninfa Cariddi, furba e di poche parole,

aveva osato rubare dei buoi, sacri al dio sole.

Zeus, irato, la scaraventò in fondo al mare;

quindi, un orribile mostro la fece diventare.

 

I due mostri erano noti per la loro nomea,

come racconta Omero, nella sua Odissea.

In epoca moderna, però, mutarono aspetto,

diventando due splendide... navi traghetto.

(Pino Bullara)

 

* Antico nome della città di Messina.



Mitologia


HOME