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Prométeo
«Di
notte, il mio fegato si rigenerava,
di giorno,
poi, un’aquila lo divorava.
Fui
incatenato e dei vestiti spogliato,
così
dall’alto, Zeus aveva decretato.
Io fui un
Titano, ma quando Atlante
sfidò
l'Olimpo, del pericolo incurante,
provocando la guerra con gli dči,
io mi
schierai con Zeus, contro i miei.
Divenni
amico, soprattutto d’Atena.
Lei mi
insegnò a lavorare con lena,
a studiare
le scienze, l’architettura,
le arti,
l’astronomia e la letteratura.
Io, queste
cose, agli uomini insegnai ,
per loro
amore anche Zeus imbrogliai.(1)
Zeus irato,
allora, li privó del fuoco,
io lo rubai
per loro, come per gioco.
Così,
nemico degli dei fui dichiarato.
Diedi il
vaso dei mali, ben sigillato,
a mio
fratello Epimeteo, per custodirlo;
non fidarsi
degli dči, volli ammonirlo.
Per questo,
fui catturato e incatenato
e a questa
crudele sorte condannato.
Dolorosa fu
la pena, ma mai un pianto:
ricordi
tanti e nemmeno un rimpianto
Zeus
giurò che mai io avrei lasciato,
la roccia e
il ferro a cui ero incatenato.
Ma suo
figlio Eracle uccise l'uccello,
spezzò
le catene, mi liberò dal flagello.
Riconoscente,
io gli svelai la maniera
di come
cogliere i pomi d'oro di Hera,
ed Eracle
vi riuscì, grazie al mio aiuto.
Zeus
felice accettò il fatto compiuto;
ma per mantenere fede al suo giuramento,
usò
la pietra e il ferro del mio tormento,
per
forgiarmi un anello, che mi fu dato;
io promisi
che mai l'avrei abbandonato.
Infine, io
offrii la mia natura mortale
al centauro Chirone
afflitto da un male:(2)
lui con la
morte conseguì la serenità,
io, in
cambio, ottenni l'immortalità.»
(Pino Bullara)
(1)
Secondo una
leggenda, gli uomini erano stati plasmati da Prometeo, per ordine di Zeus; a
loro, quindi, il Titano era particolarmente legato.
Un
giorno fu portato a Zeus un toro sacrificale; questi incaricň Prometeo d’ucciderlo
e di farne due parti: una per sé e una per gli uomini. La parte migliore con la
carne venne nascosta sotto la pelle del ventre
dell’animale, mentre la ossa furono messe sotto il grasso.
Zeus,
pensando che la carne si trovasse sotto il grasso, scelse la parte peggiore;
quindi, vistosi, imbrogliato, per rabbia, privň gli uomini del
fuoco.
(2) Per errore, il centauro Chirone
venne ferito da una freccia di Eracle, che era stata
imbevuta col sangue avvelenato dell’Idra. Essendo questi di natura immortale
non moriva, perň soffriva terribilmente.
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