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Pinocchio 

C’era una volta un re” di un bel regno...

“No! C’era una volta... un pezzo di legno.”

Così Collodi, cioè Carlo Lorenzini,

presenta il suo Pinocchio ai bambini.

 

Il burattino ne faceva di tutti i colori,

arrecava ovunque solo guai e dolori.

Ma per fortuna, c’era sempre vicina

la sua buona stella: la fata turchina.

 

Scappò di casa, vagò per il reame,

si bruciò i piedi, patì freddo e fame.

Tirò un martello al grillo parlante,

che colpito, ohimè! morì all’istante.

 

Non studiava, pensava solo al gioco,

finì pure nelle grinfie di Mangiafuoco.

Là, rischiò davvero di finire bruciato,

però alla fine per fortuna fu graziato.

 

Fece conoscenza col gatto e la volpe:

due brutti ceffi, rei di tante colpe,

che lo imbrogliarono, e per derubarlo,

tentarono perfino di ammazzarlo.

 

Andò nella città dei balocchi un mattino,

e ne uscì all’indomani... da ciuchino.

Finì in prigione, finì col fare il cane,

finì perfino nella pancia del pescecane.

  

Là dentro trovò il suo caro “babbino”.

L’esperienza matura il povero burattino,

che a scappare con babbo Geppetto riesce,

uscendo dalla bocca di quel grande pesce.

 

La storia ha poi un finale sorprendente:

Pinocchio, diventato bravo e ubbidiente,

abbandona il suo guscio di burattino,

e si trasforma... in un vero bambino.

 

 Pinocchio, da burattino di legno,

di diventare un bimbo divenne degno.

Ci sono, al contrario, tanti bambini

che crescendo diventano burattini.

 

Sembrano esseri umani in apparenza,

ma hanno perduto la loro vera essenza.

Spinti da ambizione, invidia e vanità,

finiscono col distruggere la propria umanità.

(Pino Bullara)


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