Laocoonte.
«
Temo i Danai, anche se portano doni.»*
,
Disse
Laocoonte ai Teucri, con accesi
toni;
quindi scagliò una lancia, con mani sicure,
contro quel cavallo, apportatore di sciagure.
Il suo
ventre ligneo tuonò all’improvviso,
facendo sbiancare tutti i Troiani in viso.
-Cosa o chi si celava dentro
quella cavità?
Pian piano
si squarciava il velo della cecità.
Il piano
del Laerziade stava per sfumare,
quando due serpenti, uscendo dal mare,
avvinghiarono i due figli del veggente,
e quindi lo stesso vate, successivamente.
I tre
morirono asfissiati
tra le loro spire.
“La loro
malafede, gli Dei vollero punire.”
Disse
qualche stolto oppure un infiltrato.
Così la
città d’Ilio andò incontro al fato.
Ora come allora, il potere è stato preso
dall’interno;
i Neo-Danai,
della novella Ilio, ne hanno il governo;
Così, mentre
incapaci e
collusi son lì a blaterare,
banche, affaristi e mafie il paese stanno a
dilaniare.
«La verità è come l'aria: tutti ne avvertiamo
l’essenza.
C'è chi la vuol scoprire, chi dimostrarne l'esistenza;
c’è chi, invece, la nega, la mistifica o l’ingabbia;
e chi, come lo struzzo, mette la testa in sabbia.»
(Pino Bullara)
* Greci.
«... timeo Danaos et dona ferentes. »
Publio
Virgilio Marone, Eneide, libro II, versi 46-49.
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“Dalla
lettura delle sue poesie, il Prof. Giuseppe Bullara
appare
come il Laocoonte dell’età moderna
che si sforza
di
dare luce alla “mente cieca” di una società che si lascia
guidare
dall’istinto piuttosto che dalla ragione.”
(Francesca Vitello)